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LAB-ORA- Policy Brief Famiglia e Natalità

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famiglia e natalità

1. PREMESSA

1.1. Famiglia

«La famiglia, comunità naturale in cui si esperimenta la socialità umana, contribuisce in modo unico e insostituibile al bene della società» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 213)

La famiglia è il nucleo fondamentale della società, necessario per contrastare l’individualismo che caratterizza i nostri tempi e per favorire il bene comune, contribuendo ad attuare il principio solidarista fondamento della nostra costituzione. Questa prospettiva è coerente con la Costituzione italiana che all’art. 29 afferma che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio» e con la Dichiarazione Universale dei diritti umani che all’art. 16 statuisce che «la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato».

Non è una forzatura affermare che non c’è società senza famiglia. Infatti nel riconoscere e promuovere la famiglia, la società gioca la sua stessa sopravvivenza. Ed è un legame inscindibile quello che lega benessere della famiglia e sviluppo della società. La famiglia vuol dire tessitura di legami verticali, solidarietà intergenerazionale, relazioni che danno il senso della continuità temporale. Vuol dire rapporti di prossimità, parentela e vicinanza orizzontale, che consentono la coesione comunitaria.

La famiglia è cellula fondamentale pure dal punto di vista economico, centro di ridistribuzione del reddito e delle rendite: una piccola cooperativa a gestione domestica. Ed è soprattutto il nucleo primario di qualunque welfare, in grado di tutelare i deboli e di scambiare protezione e cura.

La centralità della famiglia unita in matrimonio (o comunque in un’unione tra uomo e donna) nella società deriva dall’essere quella comunità fondamentale in grado di generare e trasmettere la vita. Va da sé che questa realtà non può essere relativa e posta sullo stesso piano di altro tipo di situazioni come ad esempio le unioni tra persone dello stesso sesso.

Coerentemente al concetto di famiglia stessa che si fonda sui legami esistenti tra genitori e figli- legami che possono essere sia biologici che adottivi- la regolazione delle nuove forme di procreazione permesse dalla tecnica deve tenere in considerazione l’integrale dignità della persona umana. In relazione alle coppie impossibilitate ad avere figli naturali/ non fertili, oltre a potenziare la cultura dell’accoglienza e dell’adozione, è necessario respingere a tutela dei minori qualsiasi tecnica che in virtù di una visione adultocentrica che si manifesta nel cd. “diritto al figlio”, impedisca al bambino di nascere e crescere con un padre e una madre andando contro il suo “miglior interesse”.

1.2 Natalità

«La procreazione esprime la soggettività sociale della famiglia ed avvia un dinamismo di amore e di solidarietà tra le generazioni che sta alla base della società» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 230)

Un adeguato livello di nascite è l’elemento fondamentale per garantire continuità e benessere a una nazione e pertanto non può che essere un tema prioritario delle sue politiche. Le nuove generazioni sono ciò che riempiono di significato qualsiasi discorso sul progresso economico e sociale dell’Italia. In questo senso la promozione della natalità è coerente sia con la natura sociale dell’uomo, naturalmente portato a generare e a trasmettere, sia con i bisogni economici dello Stato, che è chiamato a garantire il mantenimento degli equilibri – nei processi di formazione, nel mercato del lavoro così come nel sistema del welfare – che derivano dalla consistenza numerica delle diverse fasce d’età in cui si articola la popolazione e quindi dei rapporti sostenibili tra giovani e anziani. Viviamo in un contesto in cui è essenziale che la componente attiva sia in grado di assicurare le risorse alle generazioni che sono in pensione e a quelle che ancora non sono entrate nel mercato del lavoro e che alimenteranno la forza lavoro di domani. Se per un ridotto numero di nascite dovesse progressivamente mancare il necessario apporto delle nuove leve, il potenziale produttivo non sarebbe in grado di sostenere il pagamento delle pensioni, i costi della sanità e della scuola, determinando nel Paese un pesante scadimento della qualità della vita, sia a livello economico che relazionale.

2. IL CONTESTO

2.1 La situazione delle politiche familiari in Italia.

Attualmente, le politiche familiari si limitano ad interventi di tipo assistenziale; esse al contrario non devono confondersi con quelle – pur irrinunciabili – di contrasto alla povertà ed esclusione sociale. Le politiche familiari sono propriamente quelle che promuovono e valorizzano la famiglia senza riferirsi a criteri di reddito e patrimonio come accade se si fa riferimento a parametri come l’ISEE. Come evidenziato dall’Associazione Nazionale famiglie numerose, l’ISEE si è rivelato uno strumento svantaggioso e andrebbe sostituito da altri criteri, in primis l’inserimento del quoziente familiare, che allo stato attuale non viene preso in considerazione. Oggi il capofamiglia vale 1, il coniuge 0,40, il figlio 0,20, il portatore di disabilità 0,50.

In una società sempre più complessa diventa quindi fondamentale sostenere la famiglia nelle diverse fasi dei cicli di vita, promuovendo iniziative di formazione volte a rafforzare le relazioni familiari, le competenze relazionali, genitoriali ed educative, e al contempo creare luoghi e spazi di incontro informali anche gestiti dal mondo dell’associazionismo.

Una politica famigliare universale dovrebbe intervenire su tutte le fasi che riguardano la famiglia:

    • incentivandone o rimuovendo gli ostacoli che ne rallentano la formazione (lavoro e casa)

    • assecondando o rimuovendo gli ostacoli che impediscono o dilazionano la nascita primo figlio (asili, politiche di conciliazione)

    • favorendo i progetti di sviluppo che si concretizzano nella nascita del secondo figlio e dei successivi (assegno unico universale, politiche fiscali, tariffarie ed economiche, modifica Isee, rimodulazione ticket sanitario per reddito (previsione presente oggi nella legge senza che sia realmente applicata; l’esenzione è applicata unicamente in base allo stato di occupazione/ disoccupazione e solo alcune regioni hanno aggiunto la prassi di codici di esenzione per reddito o indicatore Isee)

    • predisponendo interventi anche di carattere culturale, promuovendo iniziative che gratificano chi fa figli, sostenendo modelli (anche nei media) che danno risalto positivo alle coppie con più figli.

2.2. Il quadro della natalità in Italia

Viviamo in un Paese che fa sempre meno figli: le nascite si stanno riducendo in maniera drammatica e i modelli statistici previsionali prospettano per gli anni a venire scenari drammatici. Si tratta di una vera e propria emergenza demografica che inevitabilmente trascina con sé un’emergenza sociale e un’emergenza economica. Il 22 settembre 2022 l’Istat ha pubblicato le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2021, le quali confermano la presenza di un potenziale quadro di crisi. La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 a 57,9 mln nel 2030, a 54,2 mln nel 2050 fino a 47,7 mln nel 2070. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Sul territorio entro 10 anni in quattro Comuni su cinque è atteso un calo di popolazione, in nove su dieci nel caso di Comuni di zone rurali. È in crescita il numero delle famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà..

Il crollo del numero di individui in età lavorativa rispetto a chi non è in età da lavoro rischia di rendere insostenibile l’intero sistema di welfare, in particolare il trattamento pensionistico e l’assistenza sanitaria; con uno sbilanciamento sempre più massiccio dalle entrate alle uscite che richiederà nel medio periodo numerosi interventi di welfare, soprattutto in previsione del ritiro dal lavoro delle classi di baby boomers, cioè i nati attorno alla metà degli anni ’60. La dinamica demografica è destinata a diventare uno dei fattori sfidanti per l’economia nazionale e per quella locale poiché può accrescere la competitività, la produttività e l’attrattività territoriale.

3. PERSEGUIRE BENESSERE FAMILIARE E SOSTENERE LA NATALITA

PROPOSTE GENERALI

Occorre definire un obiettivo chiaro sul tasso di natalità auspicabile e sulla percentuale di PIL che siamo disposti ad investire in politiche famigliari (la Francia spende il 2,5 %, l’Italia l’1,7%) e confermare la centralità delle politiche familiari nell’ azione di governo puntando sulla piena promozione della famiglia come soggetto sociale unitario per sostenerla nell’esercizio delle proprie funzioni sociali

Una riforma generale delle politiche familiari dovrebbe fondarsi su alcuni pilastri:

    • Intersettorialità e trasversalità delle politiche per la natalità: sostegno economico e servizi.Promuovendo politiche integrate e trasversali a favore della famiglia e della natalità (In particolare, prevedere la combinazione di interventi economici e servizi, per realizzare un contesto territoriale positivo e creare le condizioni di fiducia per consentire alla famiglia e ai giovani di realizzare i propri progetti di vita. Con interventi economici non solo di carattere assistenziale, ma promozionale).

    • Misure assistenziali, come l’assegno unico.

    • Misure fiscali, come l’introduzione del quoziente familiare nel calcolo dell’IRPEF (inteso come deduzione per mantenimento dei figli a carico al fine di riconoscere il principio di equità orizzontale al nostro sistema fiscale, che consideri quante persone vivono sul reddito che viene tassato. In seguito all’introduzione dell’Assegno Unico le detrazioni per i figli a carico sull’ IRPEF sono state riassorbite nell’ AU.

    • Servizi per le famiglie, assicurati anche attraverso l’attività degli enti privati e dell’associazionismo.

    • Misure shock per intervenire sulla natalità capaci di agire su più aspetti (considerando tempi di risposta mediamente lunghi).

    • Rafforzare le reti familiari, extra familiari e l’associazionismo familiare.

3.1. Proposte per il contrasto alla denatalità mediante imprenditoria sociale e sussidiarietà

Un possibile intervento di riforma dovrà fondarsi sulla sinergia tra l’azione dello Stato e il ruolo del privato sociale. Sia le imprese che gli enti del terzo settore dovranno avere un ruolo nel fornire i servizi e il supporto alle famiglie.

Lo Stato dovrà prevedere una cornice legislativa in grado di promuovere e rendere vantaggiose, anche fiscalmente, le iniziative degli enti privati. Ad esempio, il beneficio economico che l’imprenditore desidera erogare ad un dipendente in procinto di avviare una famiglia (bonus economici, misure per la conciliazione tra lavoro e impegni familiari, servizi come gli asili aziendali, ecc). non dovrebbe essere tassato al pari di uno stipendio. Andrebbero valutate forme di defiscalizzazione a favore degli imprenditori che assumono giovani padri e madri e rafforzata l’introduzione di strumenti manageriali adottati da organizzazioni pubbliche o private, profit o non-profit, interessate a certificare il proprio impegno nel bilanciare gli interessi dell’impresa con il miglioramento delle condizioni lavorative e familiari dei propri occupati (politiche di conciliazione vita-lavoro).

3.2. Sostegno ai giovani nel formare una famiglia

Spesso, uno dei principali motivi che impediscono ai giovani di avviare la propria famiglia è originata dagli oneri economici insostenibili a causa di:

    • lavoro precario e/o mal pagato;

    • difficoltà ad ottenere prestiti per accedere a mutui per l’acquisto della casa o nel reperire soluzioni abitative a costi contenuti in contesti adeguati alle esigenze familiari;

    • insufficiente sostegno alla genitorialità durante la gravidanza e nei primi tre anni di vita dei figli.

La nascita di un figlio comporta infatti la necessità di trovare nuovi equilibri familiari, una ricerca talvolta ostacolata dalle difficoltà economiche, lavorative o culturali. Va altresì considerato che i primi tre anni di vita sono particolarmente rilevanti per lo sviluppo della persona, pertanto eventuali disagi familiari potrebbero essere pregiudizievoli soprattutto per il benessere dei minori. Perciò si rende necessaria la promozione della genitorialità positiva, di ambienti familiari accoglienti ed adeguati accanto ai sostegni economici (es. asili nido con orari che consentano ai genitori di lavorare a tempo pieno), interventi di tipo socio educativo, non sottovalutando la povertà educativa presente anche nei nuclei familiari non disagiati.

Le proposte di soluzione dovranno, pertanto, concentrarsi su:

    • Contrasto al precariato e allo sfruttamento del lavoro giovanile.

    • Facilitazione per i mutui bancari anche in assenza di contratto a tempo indeterminato.

    • Introduzione di una tassazione che favorisca le famiglie, in particolare quelle numerose.

    • Iva su prodotti per l’infanzia, maternità e puerperio al 4%.

    • Riconoscimento di vantaggi cospicui per le famiglie con più di tre figli, che potrebbero sostenere il desiderio di altre famiglie.

Alcuni benefici attribuibili potrebbero essere: il riconoscimento di contributi figurativi per ogni figlio ai fini pensionistici, riconoscimento della categoria protetta ai fini lavorativi e per la partecipazione a concorsi per le mamme e i padri lavoratori, IVA agevolata per l’acquisto di auto a 6 e più posti, riconoscimento ai fini tariffari di acqua, luce e gas di un quantitativo di consumi a tariffa agevolata per ogni componente della famiglia, reddito di maternità alla nascita del terzo figlio, riconoscimento di una dote finanziaria per ogni figlio alla nascita del terzo figlio. La dote finanziaria che richiama quanto fatto dalla provincia di Trento si potrebbe applicare a partire dal terzo figlio e poi al primo. Coerentemente il reddito di maternità si potrebbe applicare dall’ arrivo del terzo figlio con cui la conciliazione famiglia- lavoro diventa sensibilmente più difficile.

    • Assegno Unico. La parte fissa dell’assegno, quella universale, dovrebbe essere aumentata e la parte variabile dovrebbe essere proporzionata al reddito piuttosto che all’ISEE.

    • Quoziente familiare, inteso come deduzione per mantenimento dei figli a carico al fine di riconoscere il principio di equità orizzontale al nostro sistema fiscale, che consideri quante persone vivono sul reddito che viene tassato (No tax area per tutte le spese per il mantenimento/ accrescimento dei figli).

    • Contributi per posizione previdenziale alla nascita del bambino.

    • Promozione/ incentivi per abitabilità nelle zone a maggior rischio spopolamento.

3.3 Interventi a sostegno delle famiglie nell’ accompagnamento della crescita dei figli

A causa delle difficoltà di far fronte agli impegni familiari e agli impegni lavorativi, spesso le donne sono costrette a lasciare il lavoro, soprattutto nelle regioni meridionali. Secondo i dati statistici in materia sono spesso i nonni ad aiutare i giovani nuclei familiari, sia con sostegno di tipo economico, sia mettendo a disposizione il loro tempo per la cura e l’assistenza dei nipoti nello studio. Inoltre, le famiglie che non possono contare sul sostegno dei nonni ricorrono spesso agli aiuti forniti dagli enti del Terzo settore, che con il loro contributo sopperiscono alle carenze del sistema statale.

Quando manca il sostegno dei nonni o del Terzo settore, il rischio è che i bambini e gli adolescenti, specie quelli dei nuclei più fragili ed economicamente più svantaggiati, non riescano a studiare con profitto (povertà educativa e dispersione scolastica), impiegando il loro tempo in attività inadeguate se non addirittura pregiudizievoli per il loro sano ed equilibrato sviluppo.

Alcuni possibili interventi potrebbero vertere su

    • Facilitazioni al reintegro della madre nel posto di lavoro, dopo la maternità.

    • Servizi di conciliazione vita lavoro e sostegno dell’occupazione femminile secondo modelli di governance partecipati da tutti gli attori del sistema (sussidiarietà verticale e orizzontale).

    • Potenziamento della filiera di servizi pubblico-privati di conciliazione vita-lavoro, in una logica di continua innovazione, al fine di sostenere l’occupazione femminile, la residenza sui territori e i consumi.

    • Possibilità di tempo prolungato nelle scuole con sostegno nello svolgimento dei compiti per bambini ed adolescenti.

    • Promozione dello sport, della musica e dell’arte nella scuola, con attività anche in orario extrascolastico e con la collaborazione di tutti gli attori sociali del territorio.

    • Promozione delle reti di famiglie e dell’associazionismo familiare. In questo ambito un ruolo sempre più rilevante è svolto dall’associazionismo familiare che, promuovendo la partecipazione attiva delle famiglie, rappresenta una fondamentale risorsa in quanto attiva forme di welfare sussidiario, incrementa il capitale sociale e rafforza i legami fragili e indeboliti. Per questo motivo importante è favorire il coinvolgimento e l’inclusione degli attori familiari nel modello di governance promuovendo la sussidiarietà e valorizzando le associazioni familiari nelle fasi della pianificazione, della gestione e della valutazione delle politiche attuate.

    • Elasticità degli orari di lavoro per le mamme e i papà sia nel pubblico che nel privato.

    • Reintroduzione del voucher per babysitter, tate o collaboratori familiari / aumento della quota deducibile delle spese sostenute per l’impiego di badanti per persone non autosufficienti/deducibilità spese per i collaboratori domestici.

    • Ottimizzazione tempistica bandi rimborso libri prima dell’inizio dell’anno scolastico.

    • Misure economiche per le famiglie con figli universitari. L’assegno unico potrebbe essere esteso anche oltre il 21° anno di età dei figli, ad esempio fino ai 26 anni per chi frequenta l’università.

    • Tariffe agevolate per il trasporto pubblico su tutto il territorio nazionale per gli under 26.

3.3.1 La conciliazione vita/lavoro al maschile: i papà nelle attività di cura

La conciliazione tra vita lavorativa ed extra-lavorativa è fonte di benessere per gli individui e le famiglie nel breve termine, e a lungo termine può anche favorire un incremento del tasso di natalità. Troppo spesso però la conciliazione è declinata solo “al femminile” attraverso programmi destinati al miglioramento dei tassi di occupazione, ma anche e sempre di più per permettere a tutti (papà e mamme) di vivere meglio la propria esperienza di lavoratrici/ori e di genitori, assecondando le proprie aspirazioni senza subire le rigidità del mercato del lavoro. E’ necessario:

    • intervenire per ridurre lo sbilanciamento del carico di cura che grava sulla componente femminile, promuovendo un maggiore coinvolgimento dei padri grazie a un più diffuso utilizzo del congedo parentale, al fine di favorire la corresponsabilità di donne e uomini nei carichi di cura e sostenere l’occupazione femminile e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro.

    • sensibilizzare i datori di lavoro sulla responsabilità e gli impegni di cura in capo ai padri, e al contempo rendere più consapevoli i padri rispetto alla possibilità di vivere con maggiore completezza il proprio ruolo genitoriale anche grazie all’utilizzo delle specifiche misure di conciliazione.

3.3.2. Interventi per i giovani

    • Contrasto alle dipendenze dei giovani e alla diffusione dell’uso di tabacco, alcool e sostanze stupefacenti

Dagli studi in materia risulta che sono in aumento i giovani dipendenti da sostanze o da comportamenti patologici, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione che sono state fatte negli ultimi anni. Noia, insicurezza, mancanza di fiducia nel futuro, bassa autostima, difficoltà relazionali in famiglia e con i coetanei: sono alcuni degli elementi più ricorrenti fra i giovani con dipendenze. Appare quindi necessario affiancare all’informazione che è stata fatta finora interventi di altro tipo, anche in ottica preventiva. I giovani hanno bisogno di sentirsi gratificati e utili alla società. Con la collaborazione di scuola e famiglia, potrebbero quindi essere promosse iniziative per coinvolgere i giovani sia in attività socialmente utili (aiuto agli anziani, progetti di cura del territorio ecc.) sia in attività che favoriscano la creatività (es. laboratori di teatro, arte, musica, poesia ecc.), la socialità, il rispetto delle regole e il team working (es. sport, laboratori di approfondimento in gruppo su temi di attualità ecc.). La cooperazione fra famiglia, scuola e pediatri è fondamentale per individuare tempestivamente i fattori di rischio e prevenire le dipendenze. Le amministrazioni locali, sulla base dei principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, devono dare priorità al benessere di bambini ed adolescenti, con l’attuazione di politiche e progetti in grado di garantire a tutti i minori un ambiente sano ove crescere, anche al fine di contrastare e prevenire le dipendenze patologiche.

    • Promozione dello sport a scuola 

Lo Sport è una delle più importanti attività formative per i nostri giovani e accompagna, assieme alla scuola, il loro percorso di crescita. Come mostrano i dati OCSE-PISA l’Italia segna un grave ritardo nell’integrazione dello sport a scuola, con conseguenze negative sui fattori crescita e benessere dei nostri studenti. L’integrazione dello Sport a scuola non solo è possibile, ma consentirebbe un miglioramento qualitativo della offerta formativa scolastica, con risvolti positivi in termini di salute, educazione civica, soddisfazione degli studenti. È stato dimostrato che lo sport organizzato è uno dei mezzi più efficaci per prevenire e ridurre le forme di disagio e dipendenze. 

3.4. Interventi sull’ invecchiamento e sulla fragilità personale e familiare.

I dati statistici documentano inequivocabilmente l’invecchiamento della popolazione italiana. Le previsioni uscite il 2 agosto 2022 indicano 824mila residenti in età 90 e più al 1.1.2022 e ne stimano più del doppio (1,74 milioni) al 1.1.2052. Gli almeno centenari oggi sono circa 19 mila e tra trent’anni saranno 80 mila.

L’area della sanità e quella del welfare richiedono attenzione e risorse, se si considera che le trasformazioni familiari ridurranno anche la capacità di trovare solidarietà nella rete parentale: il totale dei single (normalmente anziani) supererà quello delle coppie con figli. Va da sé che con tali scenari, la politica dovrà ottimizzare l’uso delle risorse.

La promozione del benessere familiare, intesa come completo benessere personale e relazionale, va considerata una responsabilità collettiva. L’apporto specifico delle istituzioni pubbliche, se messo in rapporto reciproco con famiglie, organizzazioni profit e non profit, contribuisce a diffondere un concetto di salute che supera l’accezione sanitaria e sostiene la promozione di stili di vita positivi per il singolo individuo e per la collettività. Si deve puntare alla valorizzazione delle risorse presenti sui territori, allo sviluppo di competenze e di saperi soggettivi da inserire all’interno di una progettualità condivisa di cura del benessere.

Possibili interventi:

    • Promozione di interventi per incentivare iniziative di natura previdenziale in forma privata che siano accessibili ai cittadini, in particolare a quelli che hanno faticosamente accantonato dei risparmi. Il tema della sicurezza si viene a declinare quindi anche rispetto al rimedio al deterioramento delle condizioni di contesto, sociale e relazionale, entro cui il cittadino invecchia in condizioni di fragilità.

    • Promozione dei Servizi assistenziali di prossimità e di sostegno alla figura del caregiver.

    • Ripristino dei consultori, soprattutto nelle zone di periferia, promuovendone la funzione di supporto a favore della vita dal concepimento fino alla morte naturale; introduzione nei consultori degli sportelli a favore della vita nascente

    • Abrogazione della legge Lorenzin e ripristino nei piccoli centri degli ospedali e dei punti nascita.

3.5. Interventi a sostegno della fragilità delle famiglie separate.

Una particolare attenzione va posta alla promozione, sviluppo e accompagnamento di percorsi di accoglienza familiare, al fine di favorire un supporto a situazioni familiari fragili, attraverso un processo di empowerment di comunità inteso come valorizzazione delle risorse e delle competenze presenti, in una logica di sussidiarietà orizzontale e di integrazione virtuosa tra servizi istituzionali, terzo settore e cittadini.

Sono sempre più frequenti le separazioni (anche di fatto, con riferimento alle coppie non sposate) con figli molto piccoli. La disgregazione familiare può avere molteplici cause, tuttavia va considerato con attenzione:

a) l’impatto negativo che possono avere le difficoltà economiche e/o organizzative del nucleo familiare (dovute anche ad esempio alla precarietà del lavoro) sulla serenità e il benessere della coppia e dei figli;

b) gli aspetti emotivi e sentimentali di uno o di entrambi i partner: la disgregazione familiare, specie quella precoce, può essere favorita da una difficoltà di entrare in relazione con l’altro e di confrontarsi, nonché di elaborare progetti condivisi e far fronte alle difficoltà.

Proposte

    • Riorganizzare e rendere più efficaci i Servizi Sociali, migliorando la formazione degli operatori non sempre adeguatamente formati, ottimizzando gli interventi spesso troppo lenti.

    • Promuovere il servizio di mediazione familiare (che deve essere finalizzato a salvaguardare il legame genitoriale e sempre basato su scelta della coppia e offerto gratuitamente dai servizi sociali territoriali) in fase di separazione (sia in funzione di supporto al superamento della crisi stessa che per attutire gli effetti negativi sui bambini e sulla coppia stessa al fine di prevenire situazioni di violenza domestica).

    • Valorizzazione luoghi di formazione e accompagnamento alle coppie che promuovono attitudine alla solidarietà e al confronto con le opinioni altrui e competenze nella gestione pacifica dei conflitti.

    • Attivare il fondo per il pagamento degli assegni familiari da parte del coniuge non ottemperante.

    • Attenzionare i problemi specifici di attuazione nell’introduzione dei nuovi Tribunali per la famiglia (individuazione degli spazi fisici e di spazi adeguati all’ascolto dei minori; passaggio dei fascicoli dai Tribunali per i Minorenni; organizzazione del personale di cancelleria; formazione e controllo dei curatori speciali dei minori).

4. PROMOZIONE DEL DIRITTO EDUCATIVO DEI GENITORI

Oggi si registrano in Italia debole partecipazione delle famiglie alla vita scolastica, carenza di pluralismo culturale e di libertà di scelta educativa, che vanno a ledere il diritto-dovere dei genitori di educare i propri figli, in base all’ art. 30 della Costituzione.

Proposte

    • Promozione a livello ministeriale del Consenso Informato Preventivo sui temi educativi sensibili/ con implicazioni valoriali (Educazione Affettiva, Educazione c.d. “di genere”, Ed. contro il bullismo, Ed. Civica)

    • Strumenti di verifica degli interventi educativi proposti dalla scuola da parte dei genitori

    • Promozione Associazioni genitori nelle scuole/ riconoscimento nella “governance” della scuola

    • Potenziamento Fonags/Forags presso il Ministero dell’Istruzione e Merito

    • Promozione ruolo genitori negli Organi Collegiali

    • Nuovo Patto di Corresponsabilità Educativa (Ministero Istruzione e Merito)

    • Interventi normativi a tutela del pluralismo culturale nella scuola

5. CARENZA DI POSSIBILITÀ DI SCELTA SCOLASTICA (PENALIZZAZIONE DELLE FAMIGLIE CHE SCELGONO LE SCUOLE PARITARIE) 

Come riconosciuto dalla legge Berlinguer n. 62 2000 il sistema scolastico italiano pubblico è composto sia dalle scuole statali che paritarie, l’accesso alle quali dovrebbe essere ugualmente libero. Nella realtà le scuole paritarie sono accessibili solo alle famiglie che possono corrispondere-oltre alla fiscalità ordinaria- le rette senza le quali le scuole paritarie non potrebbero garantire il loro servizio; con la conseguenza di una grave discriminazione verso le famiglie meno abbienti e in situazione di povertà educativa.

Proposta- Distribuzione a tutte le famiglie italiane con figli in età scolastica di un voucher utilizzabile per iscriversi a qualsiasi scuola del sistema paritario, la quale riceve subito i soldi statali tramite il voucher, da integrare con i finanziamenti di Regioni e Comuni fino a raggiungere l’intero costo standard per arrivare ad abbattere le rette, a partire dalle famiglie meno abbienti (utilizzando ad esempio criteri quali l’ISEE comprensivo del numero dei figli) e con riguardo alla presenza di alunni con disabilità. Andrebbero attivati a tale scopo anche i fondi del PNRR destinati al contrasto della dispersione scolastica, che riguarda soprattutto le famiglie in povertà educativa e attuate le disposizioni già previste dal Family Act, in particolare le misure di sostegno alle famiglie mediante contributi destinati a coprire, il costo delle rette dei servizi educativi per l’infanzia; e quelle  atte ad affermare il valore sociale delle attività educative e di apprendimento dei figli, attraverso il riconoscimento di agevolazioni fiscali, esenzioni, deduzioni credito o di una somma di denaro vincolati allo scopo.

La spesa per le famiglie che accedono alle paritarie attraverso i vouchers si tradurrà gradualmente in un risparmio per la spesa pubblica che si potrà reinvestire per l’intero sistema nazionale di istruzione. 

Appendice

    • Possibili interventi aggiuntivi: con il secondo figlio eliminazione/ attenuazione di tasse/ imposte come canone Rai, tassa automobilistica sulla prima auto.

    • Defiscalizzazione della porzione media di stipendio che copre il maggior costo del secondo nato (con possibilità di generalizzare; ca 300 euro secondo dati Istat su stipendio medio nuclei familiari con 1/ 2 figli).

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