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Elezioni Europee: cosa ci portiamo a casa?

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Il racconto della campagna elettorale di Piergiacomo Sibiano

Diciannovemila.

19.340. Questo è il numero di persone che la mattina del 8 o del 9 giugno si sono svegliati con l’idea di fare due cose non scontate: andare a votare e scrivere un nome assurdo (PIGA) sulla scheda elettorale. Al di là della mancata elezione, il risultato è particolarmente importante e significativo. Ed è un inizio, un seme, non un frutto. Un seme che abbiamo piantato e di cui occorre ripercorrere le modalità per non perderle.

Una scommessa sulla libertà.

La scommessa era a me chiara fin dall’inizio: dovremo conquistare le persone, una ad una, non ci saranno organizzazioni che faranno questo per me. Abbiamo scommesso sulla libertà delle persone, andandole a incontrare, per guardarsi negli occhi. Siamo fatti di carne e ossa, non si può ignorare questa dimensione: abbiamo bisogno di incontrarci fisicamente per ingaggiarci in una grande avventura. Questo significa dedicare tempo alle persone (siamo partiti nel marzo del 2023!), senza essere certi di quale sarà l’esito, mettendo in conto che quell’incontro è sempre una lama a doppio taglio; è sempre un rischio: davanti a una proposta chiara, o ti convinco e mi sostieni o non ti convinco e sosterrai qualcun altro…

La proposta politica

La nostra proposta politica si è basata su tre capisaldi:

  • La politica è una responsabilità dalla quale sarebbe sbagliato sottrarsi, a maggior ragione come cattolici. Così come non ci sottraiamo in famiglia dall’esercitare il nostro “potere” in una direzione piuttosto che nell’altra, così nella società non possiamo non porre il nostro punto di vista e lavorare in un senso o nell’altro.
  • Il senso non può prescindere dal riconoscimento della creaturalità. L’uomo non si è fatto da sé, la sua natura, se piegata ai propri istinti, non potrà essere occasione di conoscere la propria misteriosa identità.
  • Questa conoscenza di sé va favorita, favorendo la libertà della persona. Ma non c’è libertà vera senza relazioni. Per questo, per noi, difendere la libertà significa: libertà di educazione, libertà di impresa e sostegno alla famiglia.

È nato un soggetto politico.

Questa proposta ha trovato riscontro, con due aspetti in particolare da sottolineare. Il primo: con mia grande sorpresa e gratitudine, attorno alla mia candidatura si sono ritrovate persone che avevano idee molto diverse su vari argomenti: dal covid, al conflitto russo-ucraino, all’attuale Unione Europea. Il secondo: si è risvegliata in tanti la dimensione pubblica. Si è riscoperto che spendendo pubblicamente un giudizio, si approfondisce e si verifica (cioè diventa ancora più vera e radicata in noi) la verità che abbiamo colto nella nostra esperienza. È questa, credo, una dimensione fondamentale di Lab-Ora: amici che desiderano spendersi insieme in questa dimensione pubblica, non solo perché “ce n’è bisogno” ma perché è un’occasione di crescita per sé.

E ora?

Ora occorre rendersi conto che questo risultato è una chiamata. Un risultato del genere – che per un soffio non mi ha visto entrare a Strasburgo (uno che prima non ha fatto neanche il consigliere di quartiere) – un risultato del genere parla, anzi, chiama. Chiama me, così come ciascuno di voi, a un lavoro che deve continuare con queste stesse dimensioni ma in altri appuntamenti della storia, seguendo due direttrici: quella culturale, moltiplicando le occasioni di approfondimento e di espressione pubblica; e quella politica, valutando un impegno nelle varie scadenze elettorali. È iniziata – non appena conclusa – una grande avventura. È stato piantato un seme molto promettente, innaffiamolo affinché porti frutto.

Piergiacomo Sibiano (Piga)

Vicepresidente LabOra

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