Presentazione del saggio a cura di Giacomo Gaiotti
Il saggio si presenta come una ricostruzione dettagliata che accompagna il lettore alla scoperta di movimenti politici e studenteschi di estrema destra, agenti nell’ombra con “velleità eversive”. Velleità di cui vengono analizzate la matrice ideologica e culturale, spesso tralasciate in favore di episodi di cronaca e vicende giudiziarie. Grande interesse viene posto al rapporto tra l’ideologia della Rsi e i movimenti giovanili neofascisti del secondo Dopoguerra.
Molta attenzione viene riservata alle citazioni, optando per fonti primarie d’archivio e per edizioni a stampa sull’argomento. Di particolare interesse l’intervista a Franco Freda, fondatore del Gruppo di Ar, sodalizio giovanile nato nel 1963 a Padova.
Il primo capitolo è dedicato al contesto generale neofascista nel secondo Dopoguerra, alla nascita del Msi e delle organizzazioni giovanili insofferenti verso i dirigenti del partito; il secondo si concentra sugli anni Cinquanta, periodo di spinte autonomistiche delle organizzazioni giovanili in cerca di indipendenza; il terzo si riferisce alla situazione degli anni Sessanta, segnati da una forte affermazione del sentimento antimoderno, incarnato da Freda e dal Gruppo di Ar.
Riflessione a margine:
È fondamentale studiare gli eventi epocali che hanno contribuito alla formazione dello Stato democratico che oggi conosciamo, la cognizione di ciò che siamo oggi, sia politicamente che culturalmente, passa proprio da questo aspetto.
Esiste, tuttavia, una zona grigia nella memoria storica del nostro paese, della quale spesso ci si dimentica: la nascita, lo sviluppo del Movimento Sociale Italiano (MSI) e le declinazioni estremiste di destra agli albori della nascente democrazia italiana. Questo vale soprattutto per la periodizzazione che ho scelto per il libro “Dalla Rsi al nuovo ordine” (Ed. La Rondine), focalizzandomi sul periodo che va dalla fine della Seconda guerra mondiale fino alla prima metà degli anni Sessanta.
Il senso di studiare questi avvenimenti è quello di conoscere uno spaccato della storia del nostro paese, quella compresa tra la metà degli anni Quaranta e la prima metà dei Sessanta, solitamente nota per eventi epocali che hanno condizionato la storia nazionale: i cambiamenti istituzionali del 1946 e del 1948, con la nascita dello stato repubblicano e lo svolgimento delle prime elezioni libere; il boom economico della seconda metà degli anni Cinquanta; i governi di centrosinistra dei prima anni Sessanta, le prime statalizzazioni e lo sviluppo di alcune misure che contribuirono ad accrescere lo stato sociale.
Mentre accadeva tutto ciò, una parte di coloro i quali vivevano questi cambiamenti era radicalmente in opposizione a tutto quello che vedeva. Stiamo parlando di quanti erano usciti dalla tragedia del secondo conflitto mondiale e della guerra civile, da sconfitti.
Di qui, la scelta di intitolare il libro “Dalla Rsi al nuovo ordine”: Rsi, ossia Repubblica Sociale Italiana, la fase terminale del regime fascista, ormai un fantoccio legato a doppio filo al nazismo, periodo che unisce biograficamente ed esistenzialmente i protagonisti del MSI, tanto i dirigenti adulti quanto quelli giovani. Uniti dalle vicende biografiche, molto diversi sul piano culturale. Il nuovo ordine, ossia la ricerca di un criterio ordinatore diverso da quello a loro contemporaneo, antidemocratico ed eversivo, figlio delle influenze filosofiche di Julius Evola e degli autori più noti del nazismo e del fascismo europeo.
Le “velleità eversive” non sono altro che le parole di Freda, a mia precisa domanda nell’intervista, quando descrive le effettive potenzialità di quei gruppi giovanili ed eversivi. Velleitari perché, se fossero stati effettivi avrebbero dato luogo a ben altre conseguenze, questo il giudizio di Freda.